mercoledì 28 novembre 2007

Lacrime di coccodrillo...


Questa è una pubblicità uscita su due pagine (nella pagina di sinistra c'era la foto del divano), pubblicata su un giornale di arredamento di cui non faccio il nome ma è in tutte le edicole, quindi lo trovate sicuramente.
Quando ho iniziato a leggere pensavo ad uno scherzo, oppure a una di quelle pubblicità provocatorie che adesso vanno tanto di moda, poi continuando la lettura ho avuto la certezza che no, non era uno scherzo, nè tantomeno una provocazione.
Questa è una vera e propria pubblicità, il cui testo è a dir poco di cattivo gusto.
Non aggiungerei altri commenti, per leggere il testo vi basta cliccare sull'immagine.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

mercoledì 14 novembre 2007

Due parole su Rino Gaetano

Avevo dodici anni quando Rino portò la sua "Gianna" a Sanremo.
Adoravo Rino e tutte le sue performance, dalle quali traspariva una certa vena di follia, e la fiction che la Rai ha dedicato a Rino (chiedo scusa se qualcuno dovesse risentirsi perchè mi permetto di chiamarlo Rino, è solo una mia personale forma di affetto verso questo sfortunato cantante) me le ha ricordate. Però, lasciatemi fare un personale commento su questa realizzazione: il film è ben fatto, Claudio Santamaria è sempre molto bravo, e devo riconoscere che soprattutto qui sembra aver fatto un lavoro di immedesimazione notevole; oltretutto voglio fargli i miei più sinceri complimenti per la sua voce che a volte ricorda tantissimo quella di Rino. Ma Rino, alla fine, come ne esce?
Durante la visione del film mi sono chiesta se era quello il Rino che ricordavo. No, non era quello. Ma questo forse è un commento da fan.
Allora cercherò di essere il più obbiettiva possibile, ma mi viene da dire: era davvero necessario dipingere un artista che comunque rimane tra i più talentuosi nel triste panorama della musica italiana, come un alcolizzato, un disadattato, perfino un pò stronzo? Era necessario aspettare ventisei anni per dire a tutti quelli che lo conoscevano e a quelli che no, che Rino in fondo era solo un pover'uomo? Perchè alla fine, questo rimane. Io personalmente ho dei ricordi, per quanto vaghi, e non sarà una fiction a distruggerli, ma se l'intento di chi ha realizzato questo film era di farlo conoscere ai più giovani, allora dico: complimenti, avete sputtanato un artista come meglio non potevate. Per di più inventando di sana pianta personaggi e situazioni mai esistiti nella vita di Rino Gaetano. Vorrei sapere perchè. La fiction è finzione, e in quanto tale nasconde in sè il tradimento: la realtà è solo a tratti accennata, lo spettacolo senza dubbio ci guadagna, bisognerebbe però avere l'onestà di ammetterlo. Di ammettere che non c'è stato rispetto per un personaggio che di certo non era un eroe, ma che era sicuramente un ragazzo, un artista che non ha mai voluto schierarsi, e probabilmente ha sofferto e pagato questa sua scelta.
Vorrei sentire le voci dei suoi amici, di chi lo ha conosciuto, sentire cosa ne pensano loro.
So che sua sorella non ha riconosciuto suo fratello in questa ricostruzione, se non in pochi lampi. Ci sarà un perchè.
Ma ora basta, voglio parlare solo con Rino: dormi Rino, dormi, riposa se puoi lontano da queste tristezze, tu eri un grande, a modo tuo, ma eri una grande. Per me lo sarai sempre.
Alla faccia di chi ha voluto smitizzarti, svilirti, renderti ciò che non eri.
Dormi e sogna: lascia a noi poveri mortali la tristezza di dover combattere ogni giorno contro le menti semplici di chi pensa che l'audience giustifichi pochezze come questa.
E in onore a te chiuderei con una frase: nun ve regghe ppiù!
Ciao Rino

mercoledì 26 settembre 2007

Li chiamano sassi

Quindici anni fa ero già stata in Sardegna, e i miei compagni di viaggio allora si rifiutarono di farmi ammirare almeno uno di quei coni sgretolati dal tempo chiamati "nuraghi", di cui questa splendida isola si fa vanto. Quella volta mi dissi che sarei tornata, e mai e poi mai avrei permesso ad alcuno di decidere per me cosa avrei visto e cosa no.

L'occasione si è presentata quest'estate, quando mio marito Franco ha pronunciato le fatidiche parole:"perchè non torniamo in Sardegna quest'anno?".
Questa volta ho preteso che il viaggio si facesse a modo mio, costringendo il mio compagno a seguirmi senza poter controbattere. Per la verità il tapino, che ha dovuto subire per un'intera giornata i miei deliri nuragici, credo che alla fine abbia apprezzato la gita che io di tutto punto avevo pianificato.

Questo è lo scarno resoconto di un giorno pazzesco, passato a consultare cartine, sotto un sole cocente, nel tentativo, riuscito, di scovare luoghi che fossero degni dell'appellativo di "sito nuragico".

Santa Cristina, Paulilatino - Complesso nuragico di cui rimangono pochi resti, ma il colpo d'occhio è fantastico. Il sito è immerso in un vasto terreno ricoperto di ulivi, il che rende ancor più suggestivo l'incontro con questi granitici testimoni di millenni di storia. Quando siamo arrivati - verso le 8.45 di mattina - la biglietteria era ancora chiusa; una volta entrati abbiamo potuto visitare il complesso in piena solitudine, con la sensazione di condurre un'esperienza quasi mistica, alla quale Franco ha reagito con le seguenti parole: "Ora che abbiamo visto questi quattro sassi, dici che possiamo andare?"...

Losa, Abbasanta - Questo straordinario cono di pietra inserito in un gruppo di altre quattro costruzioni minori, rappresenta uno dei massimi documenti della civiltà protosarda e, insieme a Santu Antine di Torralba e Su Nuraxi di Barumini, è una delle espressioni più alte della tecnica costruttiva nuragica. Ciò è dovuto alla complessità e alla monumentalità delle strutture di cui è composto. Mentre mi aggiravo godendo del paesaggio con aria trasognata, mi è sembrato di intravvedere nello sguardo di Franco un seppur flebile accenno di emozione. Chissà.

È inutile dirvi che sono rimasta affascinata e profondamente turbata da questi maestosi e solitari giganti, imperturbabili depositari di secoli e secoli di accadimenti. C'erano quando noi non sapevamo neanche di esistere, e ci sopravviveranno, nei secoli dei secoli.
La vita, in quanto tale.
La maggior parte delle persone reagisce a questi posti con scetticismo, mascherando l'emozione con finta indifferenza. Più o meno come ha fatto Franco.
Lui non lo ammetterà mai, ma io credo che anche lui sia rimasto colpito.
Naturalmente non ne avrò mai la conferma, ma sono una che si accontenta...